"Nome d'arte di M. Mangel, attore francese. Riconosciuto come il mimo più importante del teatro novecentesco, rielabora la lezione del suo maestro, E. Decroux, sviluppando uno stile personale di pantomima, caratterizzato da una gestualità lirica e poetica e dalla spiccata mobilità del volto e delle mani, in un registro quasi sempre comico con il quale mette in scena e al bando sentimenti e tic tra i più quotidiani. Il personaggio deputato a tale arte è Bip, alter ego di M., che vede la luce nel 1947 ed è applaudito sui palcoscenici di tutto il mondo: cerone bianco e labbra rosse, cappellaccio e maglia a righe, è debitore non solo delle maschere della tradizione come Arlecchino e Pierrot, ma anche di quelle cinematografiche alla B. Keaton o C. Chaplin-Charlot; una dichiarata fonte d'ispirazione per Bip, tra l'altro, è il capolavoro di M. Carné Amanti perduti (1945), storia del romantico amore tra il mimo Baptiste Debureau (interpretato da J.-L. Barrault, collega di M.) e la ballerina Garance sullo sfondo di una Parigi ottocentesca. Il cinema scrittura M. in una ventina di produzioni tra corti e lungometraggi, in ruoli sia muti (da mimo e non) sia parlanti: quest'ultimo è il buffo caso di L'ultima follia di Mel Brooks (1976) di M. Brooks, divertente metafilm sulla rocambolesca realizzazione di un film muto (il titolo originale è Silent Movie), in cui l'unica battuta («No!») è pronunciata proprio da M.. Partecipa anche ad alcuni sgangherati film di fantascienza, come Barbarella (1968) di R. Vadim e Shanks (1974) di W. Castle, dove ha il doppio ruolo di un burattinaio sordomuto e di un professore inventore che, da cadavere, un muscolo per volta, ritorna gradualmente in vita. Compare, poi, come mimo nell'unico film da regista di K. Kinski, Paganini (1989). Delle sue performance e pantomime teatrali resta memoria in alcune registrazioni video. Il suo valore è stato riconosciuto con le più alte onorificenze da parte di istituzioni e capi di stato."